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"È importante trattare attivamente la malattia."

Jürgen Schmidt, 57 anni, è nel fiore della sua vita e, nel tempo libero, è un appassionato atleta di endurance. Pertanto, nel marzo 2016, un infarto lo ha colto assolutamente di sorpresa. Dopo l'impianto di quattro stent, gli viene prescritto il giubbotto defibrillatore indossabile LifeVest. Protetto in questo modo dalla morte cardiaca improvvisa, inizia la riabilitazione. Il giorno successivo al suo ritorno a casa, convinto di essere in via di guarigione, si manifestano delle aritmie cardiache che mettono in pericolo la sua vita. Il giubbotto defibrillatore indossabile lo riporta in vita. Jürgen Schmidt parla dell'imprevedibilità delle aritmie cardiache e della sua strategia per affrontare la propria malattia.

I problemi di salute per me sono arrivati come un fulmine a ciel sereno. Ho sempre goduto di perfetta salute fino al momento dell’infarto e dell’aritmia miocardica, non si è mai manifestato nemmeno nessuno dei classici segnali d'allarme: Non fumavo ed ero un atleta di endurance molto attivo. Durante la settimana percorrevo una media di 600 chilometri su bici da strada e nuotavo per almeno 8 chilometri.

Nel marzo del 2016, in soli 10 giorni, il mio fisico è completamente ceduto. L'ho notato mentre nuotavo: Le mie braccia sono diventate improvvisamente insensibili. Alle 17:30 del 15 marzo 2016 sono andato dal medico e ho fatto un ECG. Il giorno seguente, il 16 marzo, alle ore 7:00, mi è stato fatto un prelievo di sangue. Gli esiti di entrambi non erano allarmanti.

In poche ore, circa dal primo pomeriggio, i disturbi sono diventati molto sgradevoli, peggiorando sempre più. Alla fine ero in grado solo di sedermi e sdraiarmi. Durante la notte del 17 marzo, ho avuto un infarto cardiaco. All'ospedale mi sono stati impiantati quattro stent. Gli stent ripristinano il flusso sanguigno nei vasi stenosati.

Parlando con il mio medico mi è stato comunicato che la potenza di pompaggio del mio cuore era pessima. Era solo il 29%. In una persona sana il livello normale sarebbe del 55-70%.

Solo allora ho capito la gravità della mia malattia. In quel momento dissi al mio medico: “Mi parla di questo come se fossi un malato terminale!" Egli rispose: "Ma lei lo è."

Il primo pensiero: La festa di diploma di mio figlio.
I miei primi pensieri furono: "Voglio partecipare ai festeggiamenti del diploma di mio figlio a giugno!" e “Tornerò a pedalare sulla mia bici da strada!" Ho avuto l'assoluta volontà di stare sufficientemente bene per renderli possibili.

Il 24 marzo mi è stato prescritto il giubbotto defibrillatore indossabile a causa delle scarse prestazioni della pompa. Questo dovrebbe proteggermi, fra l'altro, nel corso della successiva riabilitazione dalla morte cardiaca improvvisa. Inoltre, c'era la speranza che la potenza di pompaggio del cuore si riprendesse e il rischio di aritmia cardiaca potesse scomparire.

Durante le quattro settimane di riabilitazione, ho indossato il giubbotto defibrillatore tutto il giorno e l’ho tolto solo per fare una breve doccia. Il mio stato di salute è proggressivamente migliorato e, a tuto ciò, ho collaborato attivamente. Spesso i dottori dovevano rallentarmi.

Ero a casa da solo quando la LifeVest ha erogato uno shock di defibrillazione.
Ancora oggi penso al primo giorno dopo la riabilitazione. Si pensa sempre di essere abbandonati quando le cose non vanno per il verso giusto. Ma non è così: Mi sentivo molto bene e rilassato quel 4 maggio 2016, avevo dormito bene e avevo fatto una buona colazione. Ero da solo a casa, seduto rilassato alla scrivania in ufficio quando improvvisamente scattò l'allarme del giubbotto defibrillatore: Avevo aritmie cardiache che potevano causare pericolo di vita (fibrillazione ventricolare) e mancanza di respiro.

Alla fine ho perso conoscenza e ho ricevuto una scarica elettrica dal giubbotto defibrillatore con un impulso di trattamento elettrico per ripristinare il normale ritmo cardiaco.

La fibrillazione ventricolare è arrivata senza preavviso.
Vorrei passare agli altri pazienti un importante insegnamento che ho appreso quel giorno: Non importa quanto tu ti senta bene, la morte cardiaca improvvisa, d'ora in poi, può colpirti senza alcun preavviso. Se fossi stato a casa da solo senza LifeVest, sarei morto. Per me, il giubbotto defibrillatore indossabile è una benedizione.

Un'altra cosa è stata molto importante a mio parere: Ho letto immediatamente il manuale del paziente in maniera accurata per sapere esattamente il funzionamento. Ciò mi ha aiutato molto ad integrare il giubbotto defibrillatore nella mia vita e, soprattutto, a reagire correttamente durante il trattamento. Posso solo raccomandare a chiunque sia interessato di affrontare la propria malattia con il giubbotto defibrillatore indossabile. Nessuno, oggigiorno, salirebbe in macchina senza prima aver allacciato la cintura di sicurezza.

Io stesso ho aperto la porta ai primi soccorsi.
Quando sono tornato in me, dopo l'erogazione del trattamento di LifeVest, ho chiamato io stesso l'ambulanza. Ricordo anche di aver spento il mio portatile e di aver preso la chiave della porta d'ingresso, il cellulare e il rapporto finale della riabilitazione.

Poi ho aperto la porta ai primi soccorsi. Dal 10 maggio 2016 indosso un Defibrillatore Cardiaco Impiantabile (ICD) che mi protegge in modo permanente da aritmie cardiache potenzialmente letali. Sono tornato come prima. Sono in forma e faccio sport. Da metà luglio ho ripreso a percorrere i miei 80 km su bici da strada. Da allora ho già percorso 2.500 km.

Prima nessuno mi sorpassava, ma ora questo può succedere. Faccio un po’ meno di tutto e lo faccio più lentamente. Sono convinto che la mia volontà di guarire mi abbia aiutato.

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